Omeopatia.

Il concetto base dell’omeopatia può essere rappresentato dal principio secondo il quale il rimedio appropriato per una determinata malattia sarebbe dato da quella sostanza che, in una persona sana, induce sintomi simili a quelli della patologia da trattare. Tale sostanza, una volta individuata, viene somministrata al malato in una quantità fortemente diluita e dinamizzata (metodo che consiste nell’agitare il prodotto in acqua attraverso una metodica definita succussione secondo opportuni movimenti che sfruttano le linee di forza del campo elettromagnetico terrestre). La misura della diluizione è definita “potenza”. Le potenze sono in realtà diluizioni 1 a 100 (potenze centesimali o potenze C) o diluizioni 1 a 10 (potenze decimali o potenze D). Tali diluizioni vengono indicate rispettivamente con “CH” e “DH”, in cui H è l’iniziale del cognome di Hahnemann. In una diluizione C una parte di sostanza viene diluita in 99 parti di diluente e successivamente dinamizzata. In una diluizione D, invece, una parte di sostanza viene diluita in 9 parti di diluente e sottoposta poi alla stessa dinamizzazione. I solidi insolubili vengono sminuzzati e diluiti un certo numero di volte con zuccheri (lattosio o saccarosio) e successivamente diluiti in acqua. Ogni sostanza omeopatica pronta per l’impiego riporta il tipo di diluizione e la potenza.

Un concetto essenziale in omeopatia è la cosiddetta memoria dell’acqua. Secondo tale tesi, anche dopo numerose trasformazioni e a grande distanza dal luogo di origine, le molecole conserverebbero per un determinato periodo di tempo una geometria derivata dagli elementi chimici con cui sono venute a contatto. Tale fenomeno sarebbe dovuto alla coerenza interna dei campi elettromagnetici, prevista dalla QED, l’elettrodinamica quantistica. La soluzione diluita conserverebbe l’informazione del principio attivo e migliori effetti terapeutici di una dose maggiore, essendo priva dei suoi effetti collaterali.